21 Novembre, 2022


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IP and Metaverse
PI e metaverso: nuovi problemi, nuove regole?
Cosa succederebbe se un giorno fosse possibile vivere e interagire in un unico mondo virtuale che fosse proprio come quello fisico, tranne che per il fatto di essere - appunto - immateriale? Probabilmente non c'è bisogno di guardare troppo avanti. Questo è il concetto alla base di qualcosa che è già molto "reale": il metaverso.

Il metaverso: un concetto non più così nuovo

Termine utilizzato per la prima volta nel 1992 nel romanzo di fantascienza Snow Crash di Neal Stephenson, il metaverso è oggi rilevante per almeno alcune parti della nostra vita.

Basti pensare al settore dei giochi. Lanciata nel 2003, la piattaforma di mondi virtuali Second Life è una delle prime applicazioni del metaverso. Attraverso l'uso di avatar, i giocatori sono in grado di vivere una seconda vita virtuale. A differenza dei videogiochi tradizionali, le interazioni su Second Life non sono sostenute da alcun obiettivo prefissato: si tratta semplicemente di "esistere" sulla piattaforma e di costruire relazioni con gli avatar degli altri giocatori.

Negli ultimi due anni circa, il concetto di metaverso è stato notevolmente rinnovato e il suo sviluppo ha subito una sostanziale accelerazione. Tutto ciò è stato favorito dagli ultimi progressi tecnologici, tra cui la blockchain, l'ampia disponibilità di criptovalute e l'uso di token non fungibili (NFT) per gli asset digitali. Un NFT è meglio inteso come un certificato digitale che prova la provenienza di un bene digitale (ad esempio, un videoclip) ed è distinto dal bene digitale stesso.

Anche i marchi tradizionali e consolidati hanno esplorato le nuove opportunità offerte dal metaverso per entrare in contatto con i clienti esistenti e potenzialmente nuovi. Ad esempio, marchi di moda come Gucci (attraverso il suo progetto Vault) hanno sperimentato NFT e abbigliamento digitale, che sono stati venduti anche sul metaverso e sulla piattaforma di gioco Roblox.

Il metaverso è, ovviamente, anche intrattenimento. A causa dei blocchi imposti durante la pandemia COVID-19 e dell'impossibilità di organizzare eventi di persona (una delle principali, se non la principale, fonte di guadagno per i musicisti e gli artisti del settore musicale), gli artisti hanno cercato nuovi modi per entrare in contatto con i loro fan. Nel 2020, il rapper e cantante Travis Scott è stato il primo a tenere un concerto all'interno del popolare videogioco Fortnite. Quasi 28 milioni di giocatori unici hanno partecipato a questo evento. Si tratta di un numero che sarebbe difficile, se non addirittura possibile, raggiungere in un'arena "analogica"!

La proprietà intellettuale nel metaverso: nuove strategie... vecchi problemi

Naturalmente, così come la proprietà intellettuale (PI) è rilevante nel mondo offline, lo è anche nel metaverso. Forse anche di più!

In Europa sono già stati registrati con successo marchi contenenti la parola "metaverso", anche presso l'EUIPO. Queste registrazioni hanno riguardato in particolare i prodotti della Classe 9, che comprendono, tra l'altro, il software per computer. Alla fine del 2021, Facebook ha effettuato una famosa operazione di rebranding e ha cambiato il suo nome in "Meta", con l'obiettivo di segnalare che la sua attività principale in futuro sarebbe stata quella di sviluppare ulteriormente il metaverso. La registrazione del nuovo marchio "Meta" è in corso in diversi Paesi del mondo, compresa l'Unione Europea.

Naturalmente, il metaverso solleva importanti questioni relative alla protezione della proprietà intellettuale e alla possibilità di controllare determinate attività da parte dei titolari della proprietà intellettuale. Recentemente, il marchio di lusso Hermès ha intrapreso un'azione legale contro un artista digitale per aver creato e venduto dei "MetaBirkins". Si tratta di una collezione di borse virtuali autenticate da NFT e sviluppate senza l'autorizzazione del famoso produttore delle iconiche (e realissime) Birkin.

Un'altra questione riguarda il tipo di proprietà che si acquisisce quando si acquista un bene virtuale autenticato da una NFT. Non è una questione di poco conto se si considera che gli asset virtuali autenticati da NFT possono essere venduti per diversi milioni di dollari USA (USD). Basti pensare che il fondatore di Twitter Jack Dorsey avrebbe venduto il suo primo tweet autenticato da NFT per quasi 3 milioni di dollari e la musicista Grimes ha venduto la sua collezione di arte digitale per 6 milioni di dollari.

Dal punto di vista della proprietà intellettuale, l'acquirente di un'opera d'arte digitale autenticata da un NFT acquisisce, per impostazione predefinita, la proprietà del copyright di quell'opera d'arte coniata? E cosa succede se qualcuno acquista un'opera d'arte autenticata da un NFT, generata senza l'autorizzazione del titolare del copyright e spacciata per "autentica"? Un caso del genere può essere trattato come nel mondo analogico, dove si tratterebbe di un acquisto di opere d'arte contraffatte?

Il diritto della proprietà intellettuale dovrà trovare nuove soluzioni?

Considerando tutte le domande che il metaverso ha già sollevato, è naturale chiedersi se siano necessarie nuove soluzioni per rispondere in modo soddisfacente.

L'aspetto fondamentale da ricordare è che, per sua stessa natura, il diritto della proprietà intellettuale è stato costantemente messo alla prova dagli sviluppi tecnologici. Basti pensare all'avvento di tecnologie come la stampa, la fotocopiatrice, il computer digitale e Internet, e a tutte le complesse questioni che hanno presentato ai tribunali e ai legislatori. Inoltre, nel corso della storia della proprietà intellettuale è stata costante la capacità complessiva dei principi e delle disposizioni legali esistenti in materia di proprietà intellettuale di adattarsi a tali sviluppi. In altre parole, non è stato necessario "reinventare la ruota" ogni volta.

Possiamo pensare che i problemi presentati dal metaverso possano essere risolti esaminando il quadro giuridico esistente? Forse non è troppo ottimistico rispondere con un "sì" (digitale, ovviamente), mentre ci si gode una giornata di sole seduti in un parco in un modo analogico antiquato, ma ancora molto piacevole.

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Questo articolo è stato pubblicato nell'edizione di novembre di Alicante News.

Eleonora Rosati è un avvocato italiano con esperienza in diritto d'autore, marchi, moda e internet. Eleonora Rosati è professore ordinario di diritto della proprietà intellettuale, direttore dell'Istituto per la proprietà intellettuale e il diritto del mercato (IFIM) e co-direttore del master in diritto europeo della proprietà intellettuale dell'Università di Stoccolma. È inoltre Of Counsel presso Bird & Bird ed è autrice di numerosi articoli e libri su questioni di PI.

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